1943-44: BOMBE SU CIVITAVECCHIA

di Sara Fresi -

 

Dal maggio 1943 al maggio 1944 la città subì ben 87 bombardamenti aerei angloamericani, che ne sfregiarono quasi totalmente il volto urbanistico e storico. Lo sfollamento di venticinquemila abitanti fu un’emergenza. Dei civitavecchiesi rimasti in città si occupò il vescovo Luigi Drago.

 

 

 

Civitavecchia subì un numero elevato di incursioni aeree perché gli Alleati avevano l’obiettivo di mettere in crisi i rifornimenti della Sicilia, Sardegna e Corsica e neutralizzare Pantelleria. Per tale motivo vennero distrutte le attrezzature portuali e neutralizzati i collegamenti via mare.
Il 14 maggio 1943 Civitavecchia fu vittima del primo di una lunga serie di eventi bellici tra i più tragici della Seconda Guerra Mondiale.[1] La città, fino ad allora ricca di storia e tradizioni, antico porto di Roma, primo scalo marittimo per i collegamenti con la Sardegna e importante nodo ferroviario, subì la quasi totale distruzione da parte delle gigantesche Fortezze Volanti B 17. Per circa un anno, fino al 22 maggio 1944, la città fu sottoposta a 87 bombardamenti aerei. Si hanno notizie circostanziate di 34 incursioni, alle quali se ne aggiungono altre che, secondo le testimonianze, furono quasi quotidiane. Le punte massime distruttive furono raggiunte tra il 30 maggio e il 4 ottobre 1943.
Civitavecchia venne distrutta quasi al 95% e solo alcuni edifici, ubicati in zona periferica, restarono intatti. Il bilancio di morti e feriti fu molto alto: 450 circa le vittime sotto le macerie o nelle navi affondate in porto.
I danneggiamenti alle strutture furono ingenti: gran parte della città medievale, nello specifico l’area compresa tra la prima strada ed il porto; la chiesa matrice di Santa Maria; l’antica Rocca, allora sede del Municipio; la Cattedrale e la chiesa di San Francesco; quasi tutti gli edifici pubblici e le banche; i Comandi militari della Marina, del Presidio e delle Scuole Militari; gli alberghi ed il Museo Civico; il cinquecentesco Forte Michelangelo, capolavoro di architettura militare; la centrale elettrica e lo scalo ferroviario; il cimitero. Furono danneggiati 21.300 vani del centro abitato su 26.400 esistenti. I bombardamenti causarono la distruzione anche dei servizi essenziali: acquedotti, reti di distribuzione del gas, dell’energia elettrica e reti fognarie.
Nel maggio 1944 il porto di Civitavecchia era in stato di abbandono a causa dei gravi danneggiamenti subiti. Le truppe tedesche, prima di lasciare la città, distrussero ciò che era rimasto e apposero un cartello con la scritta “zona infetta”.
Sin dai primi bombardamenti gli abitanti migrarono verso le colline circostanti. Fu un esilio forzato per oltre 25.000 persone. Interessante in proposito la testimonianza dell’ex Sindaco di Allumiere, Riccardo Rinaldi, registrata in un video.[2] Nel 1943 Rinaldi aveva 17 anni ed il 14 maggio bombardarono per la prima volta Civitavecchia. Da Allumiere era possibile vedere squadriglie di aeroplani e le esplosioni dei colpi della contraerea. Dopo circa un paio di ore arrivarono dei gruppi di persone a piedi. Si trattava di migliaia di sfollati. Questi si recarono tutti in piazza e presso la chiesa. Portarono con loro alcune masserizie e chiesero di dormire all’interno dell’edificio religioso. Alcuni bombardamenti avvennero nei pressi del porto di Civitavecchia e molti pensarono che ci sarebbe stato, da lì a breve, uno sbarco. Una parte degli sfollati fu alloggiata nelle scuole ed un’altra nei grandi saloni del Palazzo Camerale.
Dopo il primo bombardamento del 14 maggio 1943 gli abitanti abbandonarono in massa la città, sfollando in centri abitati ritenuti più sicuri o in abitazioni rurali. Sembra esserci un vuoto di memoria riguardo al ruolo delle autorità locali, come ricorda Luciano Battistini, autore di Bombe su Civitavecchia.[3]
Il primo sentore di pericolo era stato avvertito il 28 aprile 1943 quando, per precauzione, le autorità del porto avevano vietato lo svolgimento della tradizionale processione di Santa Fermina che, allora come oggi, si svolgeva anche a mare. Alcune famiglie, in via precauzionale, sfollarono in periferia e nei paesi limitrofi.

La lapide a ricordo delle vittime

La lapide a ricordo delle vittime

Della cura dei civitavecchiesi superstiti rimasti in città se ne occupò il Vescovo Mons. Luigi Drago, in collaborazione con alcuni sacerdoti che si erano recati dai feriti per incoraggiarli e per amministrare i conforti della fede. Medici e suore ospedaliere lavorarono incessantemente per soccorrere e fornire le cure a centinaia di feriti.[4]
In tale contesto, corre l’obbligo ricordare la realizzazione di un’opera eccezionale svolta durante la seconda guerra mondiale. Il riferimento va al centro pastorale e di assistenza fondato dai Salesiani nella zona della Cisterna. La struttura ricevette la benedizione di Mons. Drago e divenne il rifugio degli abitanti che avevano perso le proprie case a causa dei bombardamenti. Importante fu l’opera dei Salesiani che non abbandonarono la città, aggregarono i superstiti e tennero il collegamento con gli sfollati. Le suore salesiane fondarono nel 1945 un orfanatrofio, dedicato a San Domenico Savio.
Il Vescovo Mons. Drago si recava spesso in varie aree cittadine, tra cui la zona “Cisterna”, per dare conforto agli abitanti, mettendo a repentaglio la propria vita. Il 17 gennaio 1944 egli era a Tarquinia e furono bombardati alcuni edifici vicini al palazzo vescovile, dove era la sua dimora dopo la recente distruzione dell’episcopio di Civitavecchia.[5] I tarquiniesi furono testimoni del fatto che la sera il Vescovo faceva ritorno passando per le campagne, in visita ai profughi, in uno stato compassionevole: visibilmente affaticato con gli abiti e le scarpe sporche di fango. Spesso, durante le sue peregrinazioni verso Civitavecchia, doveva nascondersi nei fossati e nelle campagne per evitare il pericolo dei mitragliamenti. Mons. Drago morì all’età di 66 anni la sera del 4 novembre 1944. Ai funerali era presente il suo amico Arcivescovo Angelo Giuseppe Roncalli, futuro Papa Giovanni XXIII. Il corpo di questo eroico vescovo fu trasferito nella tomba di famiglia a Cologno al Serio, cittadina in provincia di Bergamo.
Nel settembre 1958 venne assegnata alla città di Civitavecchia la Medaglia d’Argento al Valore Militare con la seguente motivazione: «Città di Civitavecchia sottoposta senza tregua a pesanti incursioni aeree, colpita in modo assai grave in tutti i suoi edifici e impianti, con fermo coraggioso e fiero contegno e con i suoi numerosi caduti, dava costante prova di civismo e di profondo amore alla Patria. Nonostante le mutilazioni e i lutti, fedele ai tradizionali ideali di libertà, partecipava attivamente alla resistenza e alla lotta clandestina».
Nel 1999 Civitavecchia è stata insignita della Medaglia d’Oro al Merito Civile con la seguente motivazione: «Città strategicamente fondamentale per il suo porto sul Mediterraneo, durante l’ultimo conflitto mondiale fu sottoposta a continui e violentissimi bombardamenti che causavano la morte di numerosissimi concittadini e la quasi totale distruzione dell’abitato e delle strutture portuali. La popolazione, costretta a rifugiarsi nei paesi vicini, con eroica determinazione costituiva un nucleo partigiano, contribuendo generosamente alla causa della Resistenza e, col ritorno della pace, affrontava con fierezza la difficile opera di ricostruzione. Civitavecchia, 1943 – 1945».

 

Note

[1] Comune di Civitavecchia, Perché Civitavecchia chiede il conferimento della Medaglia d’Oro. Documentazione relativa al periodo 1939-1945, Civitavecchia: Tipografia Aurelia, 1998, pp.7-8.

[2] youtube.com/watch?v=G3k6cy2_uUU

[3] Comune di Civitavecchia, Obiettivo Civitavecchia 1943-1993. Documenti sulla distruzione e la ricostruzione della città nel 50° anniversario dei bombardamenti, curatore Francesco Correnti, Civitavecchia: Tipografia Aurelia, 1993, p. 147.

[4] Diocesi di Civitavecchia Tarquinia, I «figli» di Don Bosco a Civitavecchia. La storia della famiglia salesiana in diocesi in una mostra realizzata in occasione del bicentenario della nascita di San Giovanni Bosco, <https://tinyurl.com/ya695xhs>.

[5] Italo Benignetti, Storia della Chiesa in Civitavecchia, Civitavecchia: Tipografia La Litografica, 1979, pp. 165-168.

Per saperne di più

Francesco Correnti (a cura di), Obiettivo Civitavecchia 1943-1993. Documenti sulla distruzione e la ricostruzione della città nel 50° anniversario dei bombardamenti, Civitavecchia, Tipografia Aurelia, 1993.

Comune di Civitavecchia, Perché Civitavecchia chiede il conferimento della Medaglia d’Oro. Documentazione relativa al periodo 1939-1945, Civitavecchia, Tipografia Aurelia, 1998.

Italo Benignetti, Storia della Chiesa in Civitavecchia, Civitavecchia: Tipografia La Litografica, 1979, pp. 165-168.

Diocesi di Civitavecchia Tarquinia, I «figli» di Don Bosco a Civitavecchia. La storia della famiglia salesiana in diocesi in una mostra realizzata in occasione del bicentenario della nascita di San Giovanni Bosco, <https://tinyurl.com/ya695xhs>.

youtube.com/watch?v=G3k6cy2_uUU