DUMAS, IL GENERALE “MULATTO” DI NAPOLEONE
di Massimo Iacopi -
Vita e carriera militare di Alexandre Dumas, mulatto nato schiavo e primo generale di colore dell’esercito francese. Durante la Rivoluzione Francese diventerà intimo amico di Napoleone. È stato il padre e il nonno dei due omonimi scrittori.
Molti conoscono, in linea di massima, Thomas Alexandre Davy de la Pailletterie, detto Alexandre Dumas (1762-1806), genitore dello scrittore Alexandre Dumas (padre), a cui avrebbe ispirato il personaggio del Conte di Montecristo. Ma non tutti sanno che il generale Dumas è il figlio illegittimo di un proprietario di piantagione di canna da zucchero di Santo Domingo (Haiti), il marchese di origine normanna Alexandre Antoine Davy de la Pailletterie (1714-1786) e di una delle sue schiave, Maria Cessette Dumas (1714-1786 circa).
Considerato “mulatto”, secondo la classificazione dell’epoca, Thomas Alexandre nasce il 25 marzo 1762 a Jeremie, nella piantagione della Guinaudée di suo padre, nella punta occidentale dell’isola di Santo Domingo.
Colonnello perché “nero”
Come i suoi tre fratelli e sorelle, egli viene inizialmente venduto come schiavo dal padre, che aveva bisogno di denaro per pagarsi il rientro in Francia. Tuttavia, il marchese riuscirà in un secondo tempo a riacquistarli (riscattarli) e a farli giungere in Francia intorno al 1780. A partire da quel momento Thomas Alexandre vivrà a Parigi come un vero figlio, in mezzo all’elegante gioventù dell’epoca, fra i La Fayette, i Lameth, i Dillon o i Lauzun. Ma, rimasto senza viveri e risorse a seguito di una disputa col padre, Thomas Alexandre decide di partire come semplice soldato. Si arruola il 2 giugno 1786, a 24 anni, nel Reggimento dei Dragoni della Regina, sotto il nome di Alexandre Dumas, optando definitivamente per il cognome di sua madre. Il padre muore qualche giorno dopo la sua partenza. Sulla ragione dell’abbandono del cognome paterno e del titolo aristocratico esistono due diverse versioni. Secondo la prima, l’intento era quello di proteggere la reputazione del padre nobile. Secondo l’altra, suo padre era in procinto di sposare una donna francese e questo non piaceva ad Alexandre (poiché sua madre non era mai stata la legittima moglie del marchese), che, quindi, ne ripudiò il cognome e i privilegi nobiliari.
Il giovane, un colosso di 1 metro e 85 centimetri di altezza, particolarmente dotato per il mestiere delle armi, percorre rapidamente tutti i gradi della gerarchia militare fino a diventare tenente colonnello della Legione franca degli Americani e del Mezzogiorno, il 15 settembre 1792. Questo reparto era stato creato per iniziativa di un certo Julien Raimond, il riferimento e il sobillatore della gente di colore libera di Parigi. Il comando della nuova unità viene affidato a Joseph Bologne Cavaliere di Saint George, un mulatto della Guadalupa, spadaccino, musicista, amico di Luigi Filippo II Duca d’Orleans, mentre Dumas riceve l’incarico di suo aiutante. Oltre alle sue qualità specifiche, sarà anche per il suo colore che Dumas acquisirà rapidamente il grado di tenente colonnello, ma egli non demeriterà mai: le sue vittorie e il suo comportamento repubblicano gli consentiranno di proseguire nella sua ascesa nell’ambiente militare.
Promosso generale di brigata e successivamente generale di divisione, Dumas entra a far parte nell’Armata delle Alpi, di cui diventerà Comandante in capo il 22 dicembre 1793. Assegnato al comando delle guide a cavallo dimostra una grande capacità nelle operazioni di “guerriglia” o nella “guerra di montagna”: ricognizioni, informazioni, colpi di mano, resistenza, capacità nel mantenere a lungo le posizioni e a fare lunghe marce. Si illustra in particolare nella conquista dei colli del Piccolo San Bernardo e del Moncenisio nel 1794.
Nell’ottobre del 1796 viene assegnato all’Armata d’Italia di Napoleone Bonaparte. Dopo un alterco con il generale Louis Berthier, che ha minimizzato il ruolo di Dumas nella sua relazione sulla battaglia della Favorita (1797), la divisione Dumas viene disciolta e integrata in quella di Andrea Massena: una vera disgrazia. Tuttavia, Dumas, assegnato all’Armata del Tirolo, ha la possibilità di mettersi nuovamente in luce: il 23 marzo 1797 riesce a impedire un contrattacco austriaco sul ponte di Bressanone. Uccidendo personalmente diversi cavalieri nemici e arrestando da solo uno squadrone di cavalleria austriaca per diversi minuti, Dumas fornisce il tempo ai suoi di raggiungerlo, al prezzo di due sciabolate. Dopo questo episodio di bravura, Bonaparte gli assegnerà il soprannome di “Orazio Coclite del Tirolo”. Gli Austriaci, sconfitti, lo denomineranno “il Diavolo Nero”.
La rottura con Bonaparte
Oltre agli onori militari, Dumas sembra legarsi personalmente con Bonaparte; si sarebbero proposti di essere mutualmente padrini dei loro primi figli. La spedizione d’Egitto del 1798 li avvicina ancora di più. Bonaparte gli affida il comando della cavalleria dell’Armata d’Oriente. Dumas è uno dei primi a entrare ad Alessandria, dove la sua figura e il suo colorito bruno fanno una viva impressione sugli abitanti. Bonaparte decide di trarne profitto, utilizzandolo nell’avanguardia dell’esercito. Dumas avrà una parte attiva nella repressione della rivolta del Cairo, il 21-22 ottobre del 1798.
Le relazioni fra i due uomini avevano però iniziato a degradarsi durante la terribile marcia forzata da Alessandria al Cairo, nel luglio 1798, nel corso della quale molti uomini muoiono di sfinimento e di fame. L’evento suscita la censura di diversi generali, fra i quali, Dumas, appunto, Lannes, Murat, Desaix, Kleber, che, tra l’altro, accusano Bonaparte di voler “restaurare una monarchia” al Cairo.
Sebbene infuriato e intenzionato a denunciarlo per diserzione, Bonaparte accetta la richiesta di Dumas di rientrare in Francia. Egli lascia Alessandria il 7 marzo 1799 e sbarca a Taranto, costretto da una tempesta. Qui viene fatto prigioniero dai soldati del Regno delle Due Sicilie, che lo terranno in cattività e in ostaggio fino a 5 aprile 1801. Trattato con poco riguardo durante la prigionia, Dumas viene liberato al ritorno della pace in Europa. Il fisico è debilitato: è storpiato nella gamba destra, sordo nell’orecchio destro, paralizzato nella guancia sinistra e quasi cieco nell’occhio destro, oltre a soffrire di un’ulcera allo stomaco, che finirà per ucciderlo. Va sottolineato anche il fatto che, nei due anni di carcere, la Francia non tentò mai di negoziare il suo rilascio e, al ritorno in patria, non gli verrà neppure assegnata una pensione. Di fatto, Napoleone non gli perdonerà mai il suo orgoglio e Dumas non rientrerà mai più in servizio attivo.
Sotto il Consolato Dumas è, come centinaia di ufficiali, vittima di licenziamento. Viene posto in congedo forzato il 13 settembre 1802. Nonostante le ripetute sollecitazioni, Dumas non otterrà più un comando operativo. Il suo stato di salute ha avuto maggiore rilievo in questo suo congedo, molto di più della sua posizione politica, anche se saranno proprio gli ufficiali ostili al nuovo regime che verranno prioritariamente messi da parte. Il generale Dumas riceve una pensione di congedo di 4 mila franchi, fatto che gli assicura una certa agiatezza. Tuttavia, perseguitato dall’odio di Berthier, Dumas non riceverà mai gli arretrati della paga dovuti per le campagne cui partecipò e per la prigionia in Italia.
In fin dei conti, Dumas è stato più vittima dei suoi sentimenti repubblicani che del colore della sua pelle. Questa avrebbe, comunque, potuto nuocergli. Nel contesto di una politica diventata globalmente ostile alla gente di colore (fra cui la reintroduzione della schiavitù il 16 luglio 1802) sarà solo grazie a una deroga che Dumas potrà sfuggire al bando di Napoleone che impone ai soldati e agli ufficiali di colore di risiedere nella regione militare di Parigi. Egli stesso risiede effettivamente nella zona interessata dal divieto, a Villers Cotterets, insieme alla moglie Maria Luisa Elisabetta Labouret, sposata nel 1792. Dumas muore il 26 febbraio 1806.
Per saperne di più
Ernest d’Hauterive, Le Général Alexandre Dumas, soldat de la Révolution – Paris, 1897
Tom Reiss, Dumas, le comte noir: Gloire, Révolution, Trahison: l’histoire du vrai comte de Monte-Cristo – Paris, Flammarion, 2013
Claude Ribbe, Alexandre Dumas, le dragon de la Reine – Paris, éditions du Rocher, 2002.