FRIEDRICH RATZEL E L’EUROPA A TRAZIONE TEDESCA

di Max Trimurti -

Secondo il teorico dello “spazio vitale”, la geopolitica è la spiegazione della storia attraverso la geografia umana, le tendenze di lungo termine dei popoli ed i territori. Solo una grande Europa a guida tedesca – spiega Ratzel nei primi anni del XX secolo – potrà contrapporsi a Stati Uniti e Russia.

 

Friedrich Ratzel

Friedrich Ratzel

L’opera di Friedrich Ratzel (1844-1904), etnologo e geografo tedesco, considerato il più autorevole esponente del determinismo geografico, si sviluppa nel periodo in cui la Germania è al vertice del suo dinamismo politico ed economico. Fra il 1871 ed il 1900, la popolazione del Reich cresce da 41 a 68 milioni. L’industria tedesca ha raggiunto l’Inghilterra nello sviluppo delle industrie tradizionali e la supera abbondantemente nei settori pionieristici della chimica e del materiale elettrico. Le vie di comunicazione permettono un rapido trasferimento di materie prime e merci: nel 1912 la rete ferroviaria si sviluppa per 60.000 km, praticamente l’estensione delle strade ferrate della Russia; la navigazione del Reno è possibile fino a Strasburgo e vengono realizzati canali navigabili nel Nord del Paese, come il canale di Kiel (1895). La marina tedesca diventa la seconda al mondo. Ma a fronte di questo sviluppo, la Germania è un colosso dai piedi d’argilla: la produzione agricola potrebbe non essere più sufficiente. La crescita demografica e materiale rende fragile la “sicurezza” alimentare e questa situazione alimenta il bisogno di disporre di nuove terre.

5857547-LIl pensiero di Ratzel non nasce quindi in un contesto di frustrazione o di rivincita, come sarà quello successivo alla Grande Guerra. Quando scrive, Friedrich Ratzel è influenzato dalla pulsione vitale del suo popolo e dal grande movimento di proiezione dei tedeschi nel mondo. Allo stesso tempo il suo lavoro esprime l’inquietudine di un Paese che avanza con la prospettiva di andare incontro a degli ostacoli rilevanti. Lo sviluppo della Germania implica nuove esigenze e nuovi bisogni ai quali Ratzel, che è fortemente influenzato dal darwinismo, risponde con la teoria dello “Stato organico”.
In Geografia Politica, del 1897, Ratzel elabora una teoria secondo la quale lo Stato è visto come un organismo che riunisce in sé una “frazione di umanità su una frazione di suolo”, e le cui proprietà emanano al tempo stesso dal popolo e dal suolo.
Ogni spazio ha un suo valore politico che dipende dalle grandi proprietà politico-geografiche, quali la situazione/posizione, l’estensione o le frontiere.
La situazione geografica costituisce una costante del suolo, che attraversa i tempi della storia. Posti in un determinato luogo della terra, popoli e Stati ne ricevono una certa impronta. La superficie costituisce anch’essa un fattore essenziale. Una delle leggi fondamentali è che la posizione nel mondo (centrale o periferica) costituisce un fattore ponderale della superficie. Vengono, quindi, subito dopo, la nozione di frontiera, l’importanza del tipo di suolo, della vegetazione, dell’irrigazione, ma anche le relazioni intrattenute con il resto della superficie terrestre, mari attigui e terre disabitate.

resized_image2_94c80bea9cafc381d514f147c4625267E’ proprio nell’attenzione dedicata alle invarianti (costanti) del suolo che risiede l’apporto essenziale di Ratzel alla costruzione della disciplina della geopolitica. La geopolitica è in effetti la spiegazione della storia attraverso la geografia umana nel lungo periodo, quelli dei popoli e dei suoli.
Lo Stato immaginato da Ratzel è organico, ma è anche un’entità spirituale e morale. La geomorfologia ha la sua importanza, ma essa rimane in ogni caso subordinata alla volontà della politica. Ridurre il pensiero di Ratzel a un pensiero semplicemente determinista, nel senso in cui la geografia determinerebbe in modo decisivo ed esclusivo il comportamento degli Stati, significherebbe tradire il pensiero autentico dello studioso tedesco. Indubbiamente, per Ratzel, le rappresentazioni geografiche, le idee religiose e nazionali giocano un ruolo fondamentale nella crescita degli Stati, ma esse richiudono, tuttavia, la storia in uno schema di fatalità deterministica.
Nel 1901, in Spazio vitale (Lebensraum), uno delle sue opere principali, Raztel evidenzia come l’organismo tedesco sarà portato, per necessità e per assicurare la propria sopravvivenza, a svilupparsi verso regioni le cui condizioni geografiche sono vicine. Ecco dunque nascere la politica del Lebensraum, giustificata dal bisogno del suolo piuttosto che dal fattore etnico o del sangue.

Ratzel enuncia così sei leggi universali di espansione spaziale degli Stati:
1. La crescita spaziale degli Stati va di pari passo con lo sviluppo della loro cultura, della loro economia e della loro ideologia.
2. Gli Stati si estendono, assimilando le entità politiche di minore importanza.
3. La frontiera è una struttura viva, il cui posizionamento materializza il dinamismo di uno Stato in un dato momento della sua storia (in altri termini: la frontiera ha vocazione a spostarsi).
4. In ogni processo di espansione spaziale prevale una logica geografica, in quanto lo Stato assorbe, prioritariamente, le regioni che consolidano ed integrano la viabilità del suo territorio: litorali, bacini fluviali, pianure e, più in generale, i territori più riccamente dotati.
5. Lo Stato è portato naturalmente ad estendersi a causa della presenza alla sua periferia di una civiltà inferiore alla sua.
6. Il processo di assorbimento delle nazioni più deboli si autoalimenta: più lo Stato cresce, più esso ha voglia di crescere.

In queste leggi della geopolitica, l’estensione geografica occupa un posto tanto più importante quando ad essa corrisponde un articolato sistema ferroviario.
Fra il 1850 ed il 1914 la lunghezza della rete ferroviaria in Europa si moltiplica per 30. In Francia, nel 1880, i treni trasportavano annualmente 18 milioni di viaggiatori e 4,5 milioni di tonnellate di merci, mentre nel 1913 i viaggiatori salgono a 547 milioni e le merci raggiungono i 173 milioni di tonnellate. Un anno prima dello scoppio della Grande Guerra, 6 miliardi di viaggiatori, ovvero, poco meno dell’equivalente della popolazione attuale del pianeta, prende ogni anno il treno in Germania, in Inghilterra e in Francia. Un dato che dimostra altresì come il mondo prima della Grande guerra non fosse serrato da paratie stagne. Al contrario, quel mondo era una struttura fatta di scambi e di comunicazioni, che, tuttavia, rispettava l’identità e l’autorità. Si può anche aggiungere che in questo periodo l’integrazione economica europea era abbastanza elevata, contrariamente alle convinzione diffuse oggi e che vogliono farci credere ad un mondo di nazioni chiuse in sé stesse.
Numerosi gli interessi industriali incrociati. L’estrazione mineraria del carbone e le industrie siderurgiche esercitano la loro attività da una parte all’altra delle frontiere francesi, belghe e tedesche. Diverse grandi fabbriche tedesche di coloranti vengono aperte in Francia. Le industrie francesi e tedesche, in special modo la Schneider e la Krupp, si sviluppano in Russia.

Halford Mackinder

Halford Mackinder

La geopolitica di Ratzel è ossessionata (Studi degli Spazi politici, 1885; Geografia Politica, 1897) dalla smisurata estensione degli Stati-continente, dismisura della quale il geografo ha preso coscienza viaggiando negli Stati Uniti, nel 1873. Ratzel, a questo punto, intuisce che l’avvenire toccherà alle potenze che dispongono di territori immessi e, di conseguenza, di immense risorse. Questa intuizione determinerà un’evoluzione del pensiero del geografo in direzione di un progetto europeo, di cui la Germania potrebbe essere il motore centrale. Dopo tutto, la supremazia materiale della Germania della fine del XIX secolo sembra paragonabile a quella della Francia del secolo precedente e i suoi effettivi militari sono in realtà già il doppio della vicina repubblica.
La necessità di una potenza europea parte da questi presupposti ed è proprio la Germania che può opporsi al progetto di dominazione mondiale degli Anglo-sassoni, così ben delineato da un altro studioso di geopolitica, l’inglese Halford Mackinder. La rivoluzione delle ferrovie rende plausibile la prospettiva, temuta da Mackinder, di un’Europa unificata intorno a un hearthland germano-slavo, che metterebbe fine alla dominazione marittima delle talassocrazie anglo-sassoni. Ogni minaccia alla supremazia anglo-sassone deriva dalla Germania, dal pangermanesimo teorizzato da Ratzel, che è a sua volta riflesso del panamericanesimo statunitense e del panslavismo russo.
Se lo sviluppo tedesco diventa il motore dello sviluppo europeo, allora sarà finita la dominazione anglo-sassone. Il pericolo per gli anglosassoni è tanto più grande per il fatto che l’ambizione dei Tedeschi non si limita al solo continente europeo ma punta a un ruolo mondiale. Tuttavia, nel momento in cui Ratzel scrive, la Germania ha già perso diversi appuntamenti con la politica mondiale (Weltpolitik). La California, che il Messico aveva proposto alla emigrazione tedesca nel 1842, non è stata sfruttata, come anche il Texas che i Tedeschi potevano colonizzare. E l’annessione dell’Alsazia-Lorena rappresenta un passo di troppo dell’unità tedesca ai danni di una grande politica di unità europea.

Carta geopolitica del mondo nel 1910

Carta geopolitica del mondo nel 1910

Agli occhi di Ratzel, alla Germania rimane solo l’opzione coloniale. Impegnato nel 1890 nella Lega Pangermanica, lo studioso tedesco diventa anche un difensore accanito del colonialismo. Membro fondatore del Kolonialverein (Comitato Coloniale fondato nel 1882), egli si oppone alla visione esclusivamente continentale di Bismarck. Dieci anni prima Bismarck aveva preferito vedere la Francia concentrarsi sulle conquiste coloniali piuttosto che sul recupero dell’Alsazia-Lorena, e giocare un ruolo marginale nella competizione con francesi e britannici sul territorio africano.
Ratzel è invece convinto che la Germania debba disporre di un impero coloniale, senza il quale non potrebbe assumere una dimensione mondiale. Il geografo contribuisce ad elaborare la carta dell’Africa, ancora mal conosciuta alla sua epoca, e redige numerose opere e articoli sulla questione coloniale tedesca, specialmente intorno al 1885, nel corso del quale il Congresso di Berlino decide la spartizione dell’Africa fra le potenze europee.
Ratzel – prendendo atto che l’Inghilterra è diventata la maggiore potenza mondiale, proiettandosi su tutti gli oceani e su tutti i continenti e chiudendo e controllando tutti i punti chiave del commercio mondiale (Gibilterra, Suez, Capo di Buona Speranza, Aden, Singapore, Hong Kong) – prepara il terreno al programma dell’ammiraglio Tirpitz. Cosciente che l’Inghilterra e la Francia hanno già acquisito un buon vantaggio nella spartizione della potenza marittima, il geografo tedesco preconizza l’alleanza della Germania con l’Asia, e in particolare con l’Estremo Oriente (il Giappone). Sulle sue orme, il grande geopolitico tedesco Karl Haushofer confermerà questa opinione e con lui la Germania nazional-socialista.

Come molti altri pensatori, Ratzel è stato influenzato dalla sua epoca. Egli è in primo luogo il prodotto di una Germania bismarckiana (1862-1890) e più ancora guglielmina (1888-1928), profondamente imbevuta delle idee di Nietzsche ed ossessionata dalla volontà di potenza e dal sogno di una supremazia europea, sotto Bismarck, e di una supremazia mondiale, sotto il kaiser Guglielmo II. Come tutti i pensatori della fine del XIX secolo è uno scienziato impegnato a fare entrare nel campo delle scienze sociali i progressi ottenuti nelle scienze esatte.
I lavori di Ratzel sottolineano la necessità di tenere conto delle invarianti (costanti) della geopolitica nella definizione della politica estera degli Stati. Da queste costanti deriva la Realpolitik, quella politica che, non perdendo di vista lo scopo finale al quale tende lo Stato, cerca di garantire al popolo il suolo di cui ha bisogno per svilupparsi.
Ratzel prepara, in tal modo, il terreno ad una geopolitica ancora più perfezionata, quella di Karl Haushofer, il geopolitiker, che saprà fornire una risposta alternativa al progetto di globalizzazione anglo-sassone di Mackinder.

 

Per saperne di più:
F. Ratzel, La geographie politique: les concepts fondamentaux – Fayard, Parigi 1987.
F. Ratzel, Geografia dell’uomo: antropogeografia – Bocca, Torino 1914.
G. Buttmann, Friedrich Ratzel. Leben und Werk eines deutschen Geographen 1844–1904 – Wissenschaftliche Verlagsgesellschaft, Stuttgart 1977.