GUERRA IN UCRAINA, LA RISCOPERTA DELL’ARTIGLIERIA

di Massimo Iacopi –

Il ritorno, dopo oltre settant’anni, a una guerra di tipo convenzionale ha riconsegnato all’artiglieria il tradizionale ruolo di protagonista sul campo di battaglia. Da un anno le forze armate russe e ucraine fanno risuonare il rombo del cannone su una scala che non si era più verificate dal 1945.

Nel 1945 l’esercito sovietico aveva concentrato intorno a Berlino, ultimo obiettivo del maresciallo Zukov, un pezzo d’artiglieria ogni dieci metri, ovvero più di 40mila tra cannoni di vario calibro e “organi di Stalin” (i lanciarazzi Katiusha). Più di settantacinque anni più tardi il conflitto in Ucraina dimostra nuovamente l’importanza dell’artiglieria, d’altronde già definita, nel linguaggio militare, come l’insieme degli effetti prodotti dal fuoco indiretto, a vantaggio della manovra e del combattimento aeroterrestre.
Questa semplice constatazione è il risultato dei numerosi insegnamenti, che, sebbene largamente documentati, sono rimasti sotto la soglia di acquisizione del radar mediatico del grande pubblico, ovvero di certi esperti militari che dettagliavano i risultati dell’impiego dell’artiglieria nei recenti conflitti. In effetti, essa è stata decisiva in occasione della campagna dell’Alto Karabakh nel 2020, ma soprattutto nel supporto alle forze di sicurezza irachene per strappare a Daesch (lo Stato islamico) le città di Mossul e di Tall Afar, come anche della valle dell’Eufrate. In questo contesto va rilevato come significativo l’impiego di materiale americano, come i cannoni M777, i cannoni semoventi da 155 mm Paladin e i lanciarazzi Himars (1), ma anche il sistema d’arma francese Caesar (2) impiegato con buoni risultati in operazioni dal 2016 al 2019, oltre a semoventi M109L da 155 mm e PZH2000.
Non appare quindi così straordinaria la constatazione che in Ucraina l’artiglieria in tutte le sue componenti, dall’acquisizione obiettivi all’erogazione del fuoco terrestre, insieme alla difesa contraerei e alla lotta contro i droni, abbia e continui a giocare un ruolo chiave per le forze terrestri dei due belligeranti.
In questa analisi si tratta però di andare più in profondità e di definire come l’artiglieria, nel caso ucraino e probabilmente in tutti gli scenari ad “alta intensità” futuri, torni a rivestire un ruolo tattico, operativo e strategico basilare, essendo la stessa manovra incentrata sull’impiego del fuoco e sulla sua capacità di determinare la rottura, la sorpresa o anche a compensare uno sfavorevole rapporto di forze.
In Ucraina, l’uso del fuoco indiretto consente parimenti di poter mettere in evidenza la cultura militare dei due eserciti, le loro forze e debolezze interarma e interforze, ma anche la trasformazione profonda di quella che viene chiamata “la geometria del campo di battaglia”, vale a dire le sue dimensioni fisiche, come immateriali, come anche le zone di responsabilità dei diversi attori, grandi o piccole unità, posti di comando, impatto logistico e l’integrazione fra le componenti terrestre, aerea e navale.

I rapporti di forze all’inizio del conflitto

Contrariamente alle idee preconcette che presentavano le forze armate ucraine (FAU) come Pollicino di fronte all’Orso russo, Kiev poteva contare, nel febbraio 2022 su circa 1.500 pezzi di artiglieria (a partire dal mortaio fino ai pezzi da 152 e 203 mm.) ma anche su 350 lanciarazzi multipli (LRM), equipaggiamenti in grande maggioranza di origine russa o fabbricati sotto licenza in Ucraina. Fra questi i cannoni semoventi tipo 2S1 o 2S19 Msta, pezzi a traino meccanico 2A65, LRM BM21 che lanciano razzi da 122 mm per la saturazione di un’area, o 9A52 Smerch, i cui proiettili da 300 mm raggiungono i 60 km, ma il cui errore circolare supera i 120 metri. Per individuare gli obiettivi, le FAU potevano contare sulla rete di osservazione al suolo, ma anche, molto rapidamente, sull’apporto di droni e di una connettività operatori fluida, grazie a sistemi di comunicazione decisamente innovativi. Questi ultimi risultano strutturati su mezzi militari, ma anche su applicazioni civili militarizzate su smartphone, come GIS-AR , largamente impiegata dagli artiglieri ucraini. Prima ancora dell’impiego di quello che viene chiamato l’esercito dei droni (vettori civili a buon mercato), gli Ucraini si sono appoggiati sulle osservazioni di una trentina di droni MALE TB2 Bayraktar di origine turca, dalle caratteristiche vicine a quelle del Reaper USA, ma meno cari, e di 400 droni militari come il Raven americano. Le FAU hanno potuto mettere rapidamente in opera munizioni teleguidate (o “randage”) come il Switchblade per colpire le colonne russe, specialmente a nord i Kiev agli inizi della guerra.
Nel campo della difesa contraerei, sulla quale torneremo, Kiev ha potuto disporre, prima ancora delle consegne occidentali, di diverse centinaia di sistemi contraerei, cannoni, missili portatili, ma soprattutto di lanciatori SA15 o S300, per bersagli di grande portata e ad alta quota.
L’insieme di questi equipaggiamenti e dei loro serventi sono stati ripartiti in 21 brigate interarma in servizio e di riserva, ma anche in 8 brigate di artiglieria, che consentono alle FAU di erogare uno sforzo immediato in termini di fuoco in un determinato quadro spazio temporale, di individuare bersagli di alto valore o ancora, in profondità, di costruire un “modello” dell’avversario, vale a dire di creare un rapporto di forze favorevole a vantaggio delle brigate che combattono sul fronte.
Dal lato russo, sulla carta, la superiorità è schiacciante in termini di artiglieria, poiché le FA Russe (FAR) possono teoricamente contare su più di 4.600 cannoni, con calibri simili a quelli ucraini e su più di 800 LRM. Il materiale è quasi identico a quello degli Ucraini, con 2S19 Msta-S, 2S1 Govzdika semoventi su cingoli o, ancora, su A36 o D20 trainati. Gli LRM rappresentano il mezzo tattico principale dei Russi per la ricerca della rottura (sfondamento), come le centinaia di BM21 schierati in Ucraina, ma soprattutto delle batterie di sistema TOS che lanciano, a corta portata, munizioni termobariche (3) devastatrici, in particolare sule posizioni difensive o nelle zone urbane. L’esercito russo dispone anche di numerosi vettori a grande portata, come il missile terra-terra Iskander, dotato di una carica esplosiva variabile dai 400 ai 700 kg e dalla portata di circa 500 km.
La difesa contraerei russa aveva la fama di essere molto efficace, con più di 1.500 vettori dotati di missili, come i sistemi S400 e S300, ma anche TOR, BUK e missili portatili di tutti i tipi, o anche il nuovo sistema S22 Pantsir, considerato la panacea contro i droni. A tutto questo occorre aggiungere una larga disponibilità di pezzi contraerei equipaggiati con cannoni, come gli SA19 Grison e i numerosi cannoni da 23 mm montati su diversi telai. E’ evidente come l’artiglieria russa, in termini di organizzazione e di articolazione delle forze, rappresenti la chiave di volta di tutte le unità terrestri, con una decina di brigate di artiglieria – una ciascuna per grande unità interarma (4) – e almeno 4 gruppi d’artiglieria (due terrestri e due contraerei) per l’appoggio di una sola brigata interarma. Nelle FAR, in effetti, si incontra fuoco a massa a tutti gli scaglioni, ivi compreso il livello battaglione, poiché il BTG (5), unità di impiego base di 800 uomini, può contare, a fianco delle 4 compagnie di fanteria o di carri, di non meno di 18 cannoni da 152 mm e di 8 LRM; un rapporto decisamente più alto di qualsiasi riferimento occidentale.

Il peso della cultura sovietica e delle forze che applicano male la dottrina

La dottrina tattica russa non si è evoluta molto dall’epoca sovietica. Si può osservare una certa inerzia culturale presso le FAR, che cercano di mimare l’Armata Rossa della guerra fredda o della fine del secondo conflitto mondiale, nelle sue modalità d’azione, ma senza averne lo stesso livello operativo e soprattutto la stessa massa di manovra. In questo contesto, Stalin qualificava l’artiglieria come “dea della guerra” e nel suo ordine del Giorno n. 225 del 19 novembre 1944, egli ne parla come “la principale forza d’urto dell’Armata Rossa”. Nel 1946, il generale Protchko sottolineava che la “nostra dottrina militare ha combattuto le teorie che miravano a minimizzare il ruolo dell’artiglieria nella guerra moderna […] Essa è stata e continua ad essere l’arma più potente”. Tuttavia, nel momento in cui le forze russe si lanciano all’assalto dell’Ucraina nel febbraio scorso su cinque direttrici d’attacco, probabilmente allo scopo di creare di creare “l’Udar”, vale a dire l’urto operativo che deve fulminare le FAU, l’artiglieria non è stata praticamente impiegata. Essa non ha quindi potuto sbloccare le colonne blindate canalizzate e impantanate lungo gli assi di penetrazione dalla manovra difensiva Ucraina, dal terreno e dal disgelo. Sarà necessario attendere il ribaltamento dello sforzo russo nel Donbass e sul fronte sud, nell’aprile seguente, per osservare concentrazioni di fuoco di artiglieria che faciliteranno il guadagno di qualche chilometro quadrato di terreno, con medie di consumo munizioni che vanno dai 10 mila iniziali ai 50 mila colpi al giorno (proietti o razzi) agli inizi dell’estate. La stessa cosa si verifica anche con la contraerei, che sembra, all’inizio del conflitto assente nella protezione ravvicinata delle colonne d’attacco, specialmente di fronte all’azione di droni ucraini, come se la superiorità aerea fosse un presupposto già insito ma rapidamente smentito dai fatti sul campo.
Per contro, di fronte al combattimento in zone urbane e nella guerra d’assedio che le FAR conducono, ad esempio a Mariupol, l’impiego dottrinale dell’artiglieria viene perfettamente adottato e questo con un rapporto di fuoco indiretto da 6-8 a 1, con tiri indiscriminati sulle città per “mettere in inferiorità psicologica le popolazioni e i difensori” (6).

Gli Ucraini applicano una inedita strategia A2AD (7)

Al contrario, se gli Ucraini considerano inizialmente che sarà molto difficile rivaleggiare nel campo dell’artiglieria contraerei, essi mettono in opera una difesa contraerea integrata multistrato ben articolata e soprattutto molto flessibile. In effetti, essi schierano sul campo una serie di sistemi complementari che vanno dall’S300 ai missili portatili. Le FAR possono sperare di conseguire una superiorità aerea solo locale e in maniera episodica. E ciò tanto più per il fatto che i loro aerei dispongono di poche munizioni guidate e per questo sono costretti a scendere a bassa quota per colpire gli obiettivi con bombe semplici. L’impiego iniziale degli elicotteri russi, coerente con la dottrina e allo scopo di ricercare lo sfondamento sulla linea di contatto, nello spirito di una “artiglieria imbarcata” a quote elevate, si dimostra inefficace e soprattutto determina perdite enormi (più di 40 elicotteri abbattuti nella fase iniziale) di fronte alle salve di centinaia di missili SATCP (8) Stinger, Mistral e Strela ucraini. Le FAR perdono parimenti numerosi droni, che rappresentavano altrettanti occhi per acquisire gli obiettivi dell’artiglieria. Questi sono stati successivamente sostituiti con materiale di origine iraniana, spesso dotati di carica esplosiva.

L’artiglieria o il ritorno ai fondamenti della tattica

Il conflitto ucraino dimostra che l’artiglieria, piuttosto che l’“Extrema ratio regum” (9) spesso minacciata in Occidente, conserva tutto il suo ruolo nell’applicazione dei fondamentali tattici in questo tipo di conflitto come in altri. Le due forze armate non si sono sbagliate, poiché gli Ucraini, ad esempio, chiedono ora insistentemente nuovi cannoni lanciarazzi tipo Himars e utilizzano in gran parte cannoni M777 americani e artiglierie semoventi, fra i quali gli M109L ricevuti dall’Italia e i PZH2000 tedeschi. In effetti, i duelli di artiglieria fra le FAU e le FAR hanno messo in evidenza l’importanza della conquista della superiorità di fuoco per garantire la libertà d’azione delle truppe sia nella zona a contatto sia nelle zone arretrate. Gli Ucraini, grazie all’impiego degli Himars statunitensi, sono riusciti a rendere molto difficile il sostegno logistico russo in profondità, colpendo con più di 400 missili depositi di munizioni e posti di comando. I Russi, da parte loro, sono stati sul punto di rovesciare il rapporto di forze nel Donbass per mezzo di una concentrazione degli sforzi di fuoco nel mese di giugno 2022, scatenando una pioggia di proietti di tutti i calibri sulle posizioni difensive ucraine. Attualmente, per effetto delle perdite subite, il principio dell’economia delle forze è al centro delle preoccupazioni dei due avversari, che soffrono anche di una carenza di munizioni e della necessità di rigenerare i loro equipaggiamenti a partire dai materiali nei depositi (specie per la Russia) o grazie agli aiuti occidentali (per l’Ucraina) e di disporre di un’ampia gamma di armi di precisione, come, ad esempio, i proietti Excalibur guidati da GPS delle FAU o i proietti antiveicolo Krasnopol delle FAR.

Artiglieria: un impiego ad alta intensità per il futuro

Con l’Ucraina, le forze terrestri riscoprono un impiego accresciuto del fuoco indiretto, in tutte le sue forme, in numerose situazioni operative. Nella fase difensiva per creare usura e attrito sul nemico, in fase offensiva per operare lo sfondamento delle linee avversarie, per mezzo di un fuoco massiccio e fulminante in grado di aprire la via alle unità corazzate e meccanizzate. Ma anche nella profondità tattica del campo di battaglia, per inquadrare l’avversario e ridurne la libertà d’azione. In tal modo, l’artiglieria, sia russa che ucraina, impiegata, sia in terreno aperto come in città, produce effetti tattici: ad esempio, per proteggere le unità dalla minaccia della terza dimensione (aerei, elicotteri, droni), per neutralizzare uno spazio di manovra a livello operativo o strategico. Fino a oggi l’artiglieria è stata la causa di almeno il 70% delle perdite dei due campi. L’artiglieria ha anche permesso alle due forze armate di mantenere il fronte attraverso la condotta di missioni di appoggio ravvicinato, di controbatteria per la conquista della superiorità di fuoco, nonché di appoggio, specialmente nelle città, con la neutralizzazione di veicoli corazzati e mezzi di grande valore.
La guerra in Ucraina, prima manifestazione globale del ritorno del combattimento ad alta intensità, conferma pienamente la necessità di disporre di capacità di supporto di fuoco e di acquisizione obiettivi imponenti, precisi, capaci di lavorare in profondità o di proteggere la massa di manovra. Il largo spettro di minacce del futuro obbliga pertanto a ripensare seriamente il ruolo dell’artiglieria fra le altre funzioni operazionali e il suo impiego per il rapporto di forze, la mobilità tattica, l’acquisizione di obiettivi e soprattutto gli effetti sulle forze morali dei combattenti, che subiscono bombardamenti violenti e quasi permanenti.
L’artiglieria deve poter disporre di portate sempre più dilatate, con una larga scelta di munizioni tali da consentire la precisione con guida terminale ed effetti speciali come le submunizioni contro i corazzati, ma anche quelli forniti dai razzi a lunga distanza.
Il progresso in termine di munizioni, di acquisizione obiettivi e di difesa attiva deve essere perseguito al fine di accorciare la catena decisionale fra i “sensori” e “l’operatore”, al fine di guadagnare in reattività a tutti i livelli. Peraltro, lo studio dei mezzi che favoriscono la sorpresa e la fulmineità in un ambiente di alta intensità ha fatto emergere il fuoco indiretto massiccio come mezzo imperativo. Infine, la sequenza delle operazioni di ingaggio attuale impone la necessità di esaminare la nozione di tempo come base per la conquista dell’iniziativa o per privare al nemico le proprie possibilità.
Per questo motivo, le modalità di impiego delle forze, coniugate con l’apporto dell’artiglieria avranno lo scopo di “ridurre il tempo” di cui dispone il nemico, al fine di mantenerlo in una situazione di squilibrio permanente (sorpresa, interdizione di zone di terreno, neutralizzazione di bersagli di alto valore e interdizione della terza dimensione, per mezzo di una densa copertura contraerei).

 

 

 

Note
(1) M142 Himars: lanciarazzi multiplo americano che può lanciare missili guidati di grande precisione fino ad 80 km. Materiale consegnato all’Ucraina a partire dall’estate del 2022.
(2) Caesar: camion equipaggiato di un sistema semovente di artiglieria da 155 mm, montato su camion ruotato, in dotazione all’esercito francese, consegnato in 18 esemplari all’Ucraina.
(3) Sistema TOS a munizioni termobariche: munizione esplosiva che combina effetti termici di onda d’urto e di depressione dell’aria che si infiamma, in particolare in spazi chiusi.
(4) Grande Unità Interarma (AIA): rappresenta il più alto livello tattico russo con un effettivo variabile dai 20 ai 30 mila uomini, equivalente a una divisione della NATO.
(5) BTG (Gruppo tattico di battaglione): Mosca ne ha schierati almeno 120 in Ucraina.
(6) Dottrina sovietica del combattimento urbano, estratto dall’edizione 1986.
(7) A2AD (Anti Access-Area Denial): dispositivo sviluppato da Cinesi, Russi e Iraniani per compensare la superiorità aerea occidentale, specialmente dopo gli ammaestramenti della Prima guerra del Golfo del 1991.
(8) Missili SATCP: sistemi contraerei di corta portata (6-8 km) spesso portatili.
(9) “Extrema ratio regum” (ultimo ricorso dei re”): vale a dire risorse che vengono impiegate come ultima possibilità.