GOUDEN EEUW: IL SECOLO D’ORO DEI PAESI BASSI
di Massimo Iacopi -
Nel giro di pochi anni – tra XVI e XVII secolo – la giovane repubblica delle Province Unite divenne una delle prime potenze del mondo, nonché un fiorente centro intellettuale e artistico. Si trattò, anche agli occhi dei contemporanei, di una vera e propria età dell’oro.
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Nell’Europa del Grande Secolo, le Province Unite sono caratterizzate da un sigillo di singolarità e di stranezza: tutti gli osservatori e i visitatori forniscono testimonianze del loro stupore davanti alla metamorfosi di un territorio un tempo ostile, fatto d’acqua, di paludi e di lande, popolato da uomini e donne sostanzialmente rustici: «I vecchi olandesi – scrive Jean Nicolas de Parival nel 1651 – erano a suo tempo disprezzati dai loro vicini, a causa dei loro costumi grossolani, della semplicità dei loro abiti e del loro cibo» (Les Delices de la Hollande).
Ebbene, in uno stupefacente “miracolo” (anche questo termine si ripete spesso sotto la penna dei contemporanei), lo spazio terrestre e marittimo viene addomesticato, polverizzato, indagato, “domato” (fra il 1590 ed il 1640, vengono conquistati all’acqua 80 mila ettari) e messo al servizio di uno sviluppo economico senza precedenti, fondato principalmente sull’espansione marittima e commerciale. Questa rappresenta una prima singolarità quando, e ben noto che, ovunque in Europa, la terra costituisce la base della fortuna e del successo sociale.
Per di più, questa vocazione marittima ha dato origine a profitti di una dimensione tale da contrastare le economie vicine: tutta la politica di Jean Baptiste Colbert e di Luigi XIV sarà di opposizione, ivi compresa la guerra nel 1762, alla potenza aggressiva dell’Olanda, questa «repubblica di mercanti di formaggi», secondo un’espressione attribuita al Re Sole. In quell’anno, quando le truppe francesi moltiplicavano le vittorie, sono stati uditi nei templi “sermoni di punizione” (strafpredicaties), che spiegavano i disastri della guerra come la giusta punizione inflitta a quelli che avevano osato abbandonarsi alle colpevoli delizie dell’accumulazione delle ricchezze e alle perversioni morali che le accompagnavano.
Come spiegare tale metamorfosi? Questo insolente successo si basava su quattro pilastri, che costituivano le fondamenta della potenza delle Sette Province Unite, in particolare quelle dell’Olanda.
Primo pilastro: una giovane nazione
Il primo pilastro è quello della giovinezza di una nazione, forgiata oltre che saldata al ferro ed al fuoco di una lotta di 80 anni (1566-1648) contro la più grande potenza del tempo, la monarchia spagnola di Filippo II d’Asburgo-Spagna. La maggior parte degli abitanti non sopportava più la tutela spagnola (le guarnigioni nelle città, le imposte, la minaccia di introduzione dell’Inquisizione) mentre il protestantesimo non smetteva di svilupparsi. C’era stata inizialmente, nel 1566, la Rivolta dei guezen [1] (gentiluomini venuti a presentare una petizione contro l’Inquisizione alla governatrice dei Paesi Bassi, Margherita d’Asburgo), accompagnata da una ondata di violenza iconoclasta e seguita poi da una repressione feroce condotta da don Fernando Alvarez de Toledo y Pimentel, il Gran duca d’Alba de Tormes: «Conviene infinitamente di più conservare attraverso la guerra, per Dio e per il re un regno impoverito e anche rovinato che, senza la guerra, averlo intero per il demonio e gli eretici, questi settari».
La rivolta, il cui capo era Guglielmo di Nassau, principe d’Orange viene rilanciata nel 1572 dai waterguezen (quelli che erano sfuggiti alla repressione e che si erano rifugiati in Inghilterra, in particolare). Il conflitto sfocia nell’Unione di Arras, nel 1579, alla quale risponde l’Unione di Utrecht e la secessione dei Paesi Bassi in due gruppi di Province, cattoliche e spagnole a sud, protestanti e indipendenti a nord: le Sette “Province Unite” proclameranno la loro indipendenza nel 1581. Esse saranno difese militarmente dalla famiglia Nassau e in particolare da Maurizio di Nassau, che riorganizza l’esercito e protegge le province con una fitta rete di piazzeforti. Le Province Unite si trasformano, in tal modo, in una “isola fortificata”.
Dopo una tregua di dodici anni (1609-1621) e la ripresa dei combattimenti, occorrerà attendere i Trattati di Westfalia, nel 1648, per vedere riconosciuta internazionalmente l’indipendenza della giovane repubblica. Le Province Unite, nate da questa spartizione dei Paesi Bassi fra province cattoliche e protestanti e dalla difesa dei loro privilegi ereditati dal “Circolo di Borgogna” [2], offrono l’esempio quasi unico in Europa della liberazione di un popolo, poco numeroso (2 milioni di persone su un territorio fra i più densamente popolati d’Europa, specialmente l’Olanda e la Zelandia) contro un sovrano considerato come straniero e di conseguenza illegittimo.
Così scrive Jean Louis Guez de Balzac nel 1638 nel suo Discours politique sur l’Etat des Provinces-Unies des Pays Bas: «un popolo è libero a condizioni che esso non voglia più servire». Aggiunge inoltre che «le Province dei Paesi Bassi, che sono sfuggite dalle mani del re di Spagna per averle volute troppo stringere, costituiscono una bella lezione per tutti i sovrani su quello che essi devono nei confronti dei loro popoli e forniscono un esempio memorabile per tutti i popoli su quelli che essi possono nei riguardi dei loro rispettivi sovrani».
Questa liberazione è andata di pari passo con la costruzione di una repubblica decentralizzata, oligarchica, strutturata in una serie di assemblee, stati provinciali e stati generali che si riunivano periodicamente, detentori del potere pubblico incarnato da un pensionario [3], una specie di segretario permanente d’esecuzione con funzioni civili. Agli Stati Generali, che si tengono di norma all’Aia, siedono i rappresentanti delegati da ogni provincia: una ventina in tutto, ma con un solo voto per provincia.
Ogni provincia è sovrana, ciascuna viene diretta da uno Statolder [4] e da una assemblea. L’insieme delle Province Unite, a somiglianza delle singole province, ha ugualmente gli Stati Generali e uno Statolder generale; una funzione tradizionalmente esercitata dalla famiglia Orange-Nassau, che era stata alla testa della lotta contro la Spagna. Anche questo fatto costituisce una singolarità molto forte rispetto alle monarchie che, nello stesso momento si concentrano centralizzando il potere, tendendo a restringere, se non a sopprimere, qualsiasi autonomia o rappresentanza regionale o locale. Tanto per fare un esempio si guardi in Francia il caso della politica di Luigi XIII nei confronti degli stati provinciali.
Secondo e Terzo pilastro: tolleranza e capitalismo, patto sociale
Il secondo pilastro della potenza olandese è quello del pluralismo religioso, marcato specialmente dalla coabitazione di tutte le varie confessioni della Riforma: luterani, calvinisti, ma anche anabattisti [5], arminiani [6], gomaristi [7], collegianti [8], sociniani [9] e mennoniti [10]. Anche questo aspetto costituisce una specifica caratteristica olandese, nel momento in cui la maggior parte degli Stati europei si costruiscono a partire da una unità religiosa aggressiva e intollerante (un re, una fede, una legge). Questo regime religioso originale trova la sua origine nell’atto di fondazione delle Province Unite: l’Unione di Utrecht (23 gennaio 1579), che riconosce a tutti il diritto di libertà di coscienza. Una libertà religiosa che non procederà senza scossoni, come lo dimostreranno le dispute che divideranno le chiese sui temi della predestinazione e della grazia.
Il terzo pilastro è quello di una nazione fondata su un equilibrio politico e sociale, garantito dall’alleanza di due forze complementari. In primo luogo, la grande borghesia, già capitalista, la cui potenza e fierezza provengono dal commercio su tutti i mari del mondo. Al centro dell’universo olandese, scrive il saggista inglese Simon Schama ne Il disagio dell’abbondanza: la cultura olandese dell’epoca d’oro, si trovava il burgher, che non era esattamente un “borghese”, ma primariamente un cittadino e quindi un homo economicus. Questi burghers hanno contrattato una necessaria alleanza con un’aristocrazia militare in declino, ma indispensabile alla difesa delle nuove frontiere, per fare da frangiflutti a un oceano di monarchie molto spesso ostili: durante gli ultimi decenni del XVI secolo tutte le città sono circondate da bastioni “all’italiana” (muraglie non troppo alte, a stella e più spesse), che impediscono ai cannoni di fare brecce come nelle mura delle città medievali. Oramai ogni conquista di città suppone un assedio lungo e costoso sotto tutti gli aspetti.
Quarto pilastro: un laboratorio intellettuale
Il quarto pilastro è rappresentato da un “laboratorio intellettuale” che gode di una grande fama in Europa. Questa “aria” singolare che si respira ad Amsterdam e in molte altre città delle Province Unite profuma di libertà e di creatività. E’ il caso dell’Università di Leyda, fondata nel 1575. Vi si insegna chimica, fisica e soprattutto medicina: è suo uno dei primi teatri anatomici d’Europa (1593); Rembrandt vi si reca spesso (dipinge due lezioni d’anatomia, nel 1632 e nel 1656), così come Cartesio, che assiste a diverse dissezioni. Ma in Olanda esiste anche una fiorente arte della stampa, che partecipa attivamente alla diffusione delle nuove idee, al punto tale che gli scienziati di tutta Europa inviano qui i loro manoscritti per farli pubblicare.
L’Olanda viene trovarsi anche negli avamposti nel fenomeno della grande rivoluzione che costituisce la scrittura del mondo in linguaggio matematico – la rivoluzione scientifica, questo processo che si inquadra in tempi lunghi e che allora riguardava solamente una minoranza di scienziati e letterati. L’ottica e la fabbricazione di strumenti di misura (occhiali o microscopi) rappresentano una delle specialità olandesi: Spinoza fa parte della corporazione dei tagliatori di lenti, come se il vedere meglio filosofico fosse indissociabile dal vedere meglio materiale. Il fisico Christiaan Huygens gli comanda alcuni vetri ottici per i suoi telescopi, Questa alchimia di pluralità delle sette, delle idee, delle “nazioni commerciali”, che si fiancheggiano quotidianamente, specialmente ad Amsterdam dove si ascoltano quasi tutte le lingue del mondo, fa dell’Olanda un crogiolo aperto alle nuove idee: nel 1641 vi viene persino pubblicata una traduzione del Corano.
Il gran libro del mondo
L’itinerario geografico e intellettuale di Cartesio è indicativo. Desiderando sfogliare “il gran libro del mondo” egli effettuerà due soggiorni in Olanda. Nel 1631 scrive a Guez de Balzac questa famosa lettera nella quale non cessa di tessere elogi per Amsterdam: ci si può acquistare di tutto, ci si sente liberi e si è in sicurezza. «In quale altro paese si può gioire di una libertà così piena, dove si può dormire con minore inquietudine, dove c’é sempre pronta una forza armata, espressamente per difenderci, dove gli avvelenamenti, i tradimenti, le calunnie risultano meno conosciute e dove sia ancora rimasta la maggior parte dell’innocenza dei nostri avi?»
Egli confida anche che, in questa grande città «non esiste alcun uomo, ad eccezione di me, che non svolga attività commerciale, ciascuno vi è talmente preso dal suo profitto che io potrei dimorarvi tutta la mia vita senza mai essere notato da qualcuno». Aggiunge inoltre che si reca a passeggio tutti i giorni «fra la confusione di un gran popolo, con tanta libertà e tranquillità come potreste fare nei vostri viali».
Non è dunque un caso se Spinoza, nato in un famiglia di mercanti ebrei venuti dal Portogallo, ha potuto, proprio in questa nazione, vivere, scrivere e pensare. E’ stata dunque questa aria speciale, che si respirava ad Amsterdam, a Leyda ed in tante altre città dell’Olanda, che gli ha consentito il progresso di pensiero che ha poi aperto la strada per la repubblica e per la democrazia. Una dichiarazione di guerra contro il vecchio ordine del mondo.
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Note
[1] Geuzen (pezzenti) era il nome assunto dalla confederazione di nobili calvinisti olandesi e altri scontenti che nel 1566 si rivoltarono contro il governo spagnolo nei Paesi Bassi. Il gruppo di geuzen che ebbe maggior successo operava sul mare e così furono chiamati Watergeuzen (pezzenti del mare).
[2] Il Circolo di Borgogna, costituito nel 1512, dalla Dieta di Colonia, da Carlo d’Asburgo (futuro Carlo V), duca di Borgogna, faceva parte di uno dei 10 circoli amministrativi in cui era suddiviso l’Impero. Il Circolo si compone principalmente degli Stati borgognoni, ad ovest del Sacro Romano Impero Germanico, ai quali vengono aggiunti i Paesi Bassi nel 1548. Il Circolo era una struttura amministrativa quasi indipendente.
[3] Per Pensionario si intende un’importante carica politica, presente nella Repubblica delle Sette Province Unite, che deve il suo nome al salario, o pensione, che ricevevano durante il loro servizio. Essi gestivano gli affari legali della città ed erano segretari dell’assemblea cittadina, nonché rappresentanti e portavoce di essa durante le riunioni degli Stati provinciali. La carica del pensionario era permanente e godeva di notevole autorità. Veniva eletto fra le classi dell’alta borghesia, quindi i mercanti, che, nella repubblica, ebbero grande influenza, dato che lo stato era la maggiore potenza mondiale riguardo ai commerci a quei tempi. Il gran pensionario (in olandese: Raad(s)pensionaris) è stato il più importante funzionario olandese al tempo della Repubblica delle Sette Province Unite. Formalmente l’ufficio in sé comprendeva solo funzioni civili nell’ambito dell’amministrazione della principale delle Sette Province Unite, ovvero l’Olanda. In pratica, però, il Gran Pensionario d’Olanda era, di fatto, il delegato alla politica estera e la figura politica dominante dell’intera repubblica nel primo e nel secondo periodo di vacanza dello statolderato. La sua importanza crebbe parecchio nel periodo della rivolta del 1572, e ancor di più dal 1586 al 1619, quando John van Oldenbarneveldt è stato in carica. L’avvocato elaborava e introduceva tutte le risoluzioni, poneva fine ai dibattiti e contava i voti nell’assemblea provinciale. Quando esso non era in seduta, il pensionario era un membro permanente del collegio dei consiglieri deputati che gestivano l’amministrazione. Era ministro della giustizia e della finanza.
[4] In origine, sotto il dominio spagnolo, lo Statolder non era che il luogotenente del principe in una parte del territorio, durante una sua assenza. In Olanda gli Statolder stavano a capo del governo civile, ma furono anche comandanti delle truppe del territorio sotto la loro giurisdizione. Se dunque prima lo Statolder, come rappresentante del sovrano, era al disopra degli stati, con l’indipendenza ne diventa l’incaricato della gestione amministrativa delle province e dello Stato. Gli Statolder tenderanno peraltro verso un governo accentratore e la carica di Statolder Generale diventerà ereditaria nei Nassau. Questa tendenza sarà all’origine, a varie riprese, di conflitti contro le tendenze separatiste, autonomiste e autocratiche dei reggenti.
[5] Anabattisti, dal greco anabaptizein (battezzare di nuovo): per essi, solo persone adulte che hanno fornito dimostrazione di una professione di fede personale possono ricevere il battesimo e non i ragazzi. Essi propugnano inoltre la separazione assoluta della Chiesa e dello Stato ed il principio del ministero laico. Organizzati al seguito di Melchior Hoffman, l’Anabattismo olandese è segnato dall’esperienza millenarista del Regno di Munster nel 1534-35, che darà un’immagine particolarmente negativa dei suoi membri e spiega la durezza delle persecuzione nei loro riguardi.
[6] Arminiani, chiamati anche “rimostrati”, essi riuniscono i discepoli del teologo di Leyda, Jacobus Arminius (1560-1609). Quest’ultimo respinge le tesi ultra calviniste sulla predestinazione:la salvezza non è determinata prima del peccato originale, come lo affermavano gli ultras, ma si limita ai veri credenti. Nel 1610, 44 dei suoi discepoli indirizzano una “rimostranza” agli stati provinciali dell’Olanda affinché sia accettata la visione arminiana della predestinazione. La loro richiesta viene respinta dal Sinodo di Dordrecht nel 1619 e da quel momento i suoi seguaci si costituiscono in chiesa separata,inizialmente clandestina e quindi dal 1631 riconosciuta. La loro visione della supremazia dei poteri civili sulla Chiesa fa guadagnare loro molte simpatie nell’ambito della società olandese.
[7] Gomaristi. Derivano da Franciscus Gomarus (Franz Gomaer 1563-1641), predicatore e teologo olandese calvinista. Abile ed ardente difensore dell’Ortodossia calvinista, protestò contro gli insegnamenti di Arminio, suo collega dal 1603 a Leida, considerandoli una pericolosa negazione della dottrina dell’elezione. Questa controversia cresce e si diffonde attraverso le chiese riformate olandesi, vedendo contrapposte le fazioni dei “Gomaristi” e degli “Arminiani”. La morte di Arminio (1609) è seguita dalla Rimostranza arminiana del 1610 e dalla contro-rimostranza del 1611.
[8] Collegianti. Gruppo religioso conosciuto per la sua pratica radicale della tolleranza, ma più ancora per aver fatto parte del piccolo circolo formato intorno a Spinoza. I suoi membri, si riunivano in un “collegio”, da cui il nome, per praticare la lettura e l’esegesi della Bibbia in nome della dottrina della “libera profezia”. Adepti del battesimo degli adulti e della comunione, essi rifiutavano l’adesione ad una chiesa confessionale in particolare, per difendere una chiesa cristiana universale.
[9] Sociniani. Essi si appoggiano su una lettura razionalista della Bibbia e negano i dogmi della Trinità, della Resurrezione dei corpi e della predestinazione. Il loro nome deriva dal teologo italiano Fausto Sozzini, morto nel 1604. La loro corrente viene fortemente repressa in Olanda,a causa della negazione della natura divina del Cristo.
[10] Mennoniti. Formano il terzo gruppo religioso nell’ambito delle Province unite del secolo d’oro ed il più prospero economicamente. Essi devono il loro nome a Menno Simons (1496-1561),prete cattolico di origine frisone, che aveva lasciato la chiesa nel 1536. Allo stesso modo degli anabattisti, dai quali si sono distaccati dopo il 1535, essi si caratterizzano per il loro rifiuto di prestare giuramento, per la pratica del battesimo degli adulti e per il principio del ministero laico, ma se ne distinguono per la loro condanna del porto delle armi e di qualsiasi ricorso alla violenza.
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Per saperne di più
Schama Simon, Il disagio dell’abbondanza. La cultura olandese dell’epoca d’oro, Milano, Mondadori, 1993;
J. Huizinga, La civiltà olandese del Seicento, Torino, Einaudi, 2008;
Jonathan I. Israel, Les Lumières Radicales: La philosophie, Spinoza et la naissance de la modernité (1650-1750), Paris, éditions Amsterdam, 2005;
Henri Méchoulan, C. Secrétan et al., Amsterdam XVIIe siècle, Paris, éditions Autrement, 1993;
Margócsy, Dániel, Commercial Visions: Science, Trade, and Visual Culture in the Dutch Golden Age, University of Chicago Press, 2014;
Secretan C., Antoine-Mahut D., Les Pays-Bas aux XVIIe et XVIIIe siècles. Nouveaux regards, Honoré Champion, 2015.