RUSTAM, IL MAMELUCCO DI NAPOLEONE
di Max Trimurti -
Rientrando dalla campagna d’Egitto nell’agosto 1799, Napoleone porta con se il mamelucco Rustam. Guardia del corpo e aiutante fidato, parteciperà a tutte le campagne della Grande Armée, seguendo l’imperatore come un’ombra. Fino al 1814…
Rustam Raza nasce verso il 1782 in una famiglia di negozianti armeni. Suo padre, Hovhanés, risulta originario di Aperkan, nell’Armenia orientale mentre sua madre è nata a Tiflis (l’attuale Tbilisi, capitale della Georgia). La coppia, che ha cinque figli, tre ragazzi, Avak, Suren e Rustam, e due ragazze, Mariam e Baizar, vive ad Aperkan.
Una gioventù avventurosa
Rustam è un allievo turbolento. Al termine delle lezioni corre nei boschi in compagnia dei suoi amici e ritorna a casa con gli abiti stracciati e le ginocchia sbucciate. Sua madre, preoccupata, lo mette in guardia contro i rischi di essere rapito dai briganti. Suo padre, assente molto spesso a causa della sua attività di negoziante, viene a conoscenza delle scappatelle del figlio: un giorno gli annuncia che è arrivato il tempo di essere iniziato al mestiere di negoziante e che da quel momento dovrà aiutare i suoi due fratelli nella bottega.
Il giovane rimane deluso, avrebbe preferito ricevere una punizione piuttosto che essere privato della libertà. Il padre porta quindi i suoi tre figli maschi a Gandja, in Azerbaigian, importante centro commerciale dove si trova un’imponente fortezza. Qui si occupa dei suoi affari; i figli più grandi visitano la città mentre il figlio cadetto rimane imbronciato nella locanda. Quando Hovhanés gli annuncia che continueranno il viaggio, Rustam ha già preso la sua decisione: fuggire e rientrare a casa.
Dopo diversi giorni di viaggio, Rustam riesce finalmente ad arrivare a casa. Qualche tempo dopo arriva da Gandja una lettera di Hovhanés per la moglie, nella quale gli annuncia che con il buon esito degli affari ha acquistato un grande negozio nella città e gli invia del denaro affinché lo raggiunga con i figli a Gandja. Rustam si rifiuta di partire, ma sua madre non cede. A Gandja, lasciate la madre e la sorella Mariam a riposarsi, Rustam vagabonda per la città e la sua esistenza finisce per subire un cambiamento radicale. Comprato da un mercante di Costantinopoli, egli viene condotto, insieme ad altri giovani, nella capitale dell’Impero ottomano (il commercio di ragazzi era fiorente a quell’epoca nei porti del Caspio e del Mar Nero). Rustam rimane chiuso per mesi con i suoi compagni di sfortuna, prima che un altro mercante o proprietario di schiavi non si interessi a loro: in questo caso Salah Bey, uno dei 24 governatori dell’Egitto.
Facendo conoscenza di quest’uomo, anch’egli originario della Georgia, Rustam dimentica un po’ la disperazione e asciuga le sue lacrime. Salah Bey lo affranca e lo destina a diventare mamelucco (soldato della milizia turco-egiziana, in origine formata da schiavi). Il giovane – che ha ricevuto il battesimo secondo il rito armeno – deve studiare il Corano, viene quindi circonciso e apprende l’impiego delle armi e a montare a cavallo. Al termine del corso di formazione, Rustam viene ammesso nel Corpo dei mamelucchi di Salah Bey ed effettua con altri 500 compagni il pellegrinaggio alla Mecca.
In Francia
Al ritorno apprende che i Francesi sono in Egitto e che il generale Napoleone Bonaparte ha battuto i turco-egiziani nella battaglia delle piramidi, il 27 luglio 1798. Salah Bey decide di mettere i suoi mamelucchi a disposizione dell’emiro Ahmed Djezzar Pashà, governatore di San Giovanni d’Acri, città che sarà successivamente assediata dal generale francese. Non appena arrivato, Salah Bey si presenta al pashà, che si affretta a servigli un caffè avvelenato. Non volendo rimanere al servizio di questo assassino, Rustam fugge e rientra rapidamente al Cairo.
Affamato e senza riparo, il giovane, che ha appena 16 anni, propone i suoi servigi allo sceicco Khalil El Bekhri, che lo incorpora ai suoi mamelucchi.
Nella primavera del 1799, Napoleone Bonaparte, battuto a San Giovanni d’Acri, rientra al Cairo. È in questa località che Rustam lo vede nei giorni seguenti. Il generale francese sorprende la popolazione mussulmana recandosi, con in testa un turbante, presso la sceicco Al Bekhri che l’ha invitato per l’anniversario della nascita del Profeta.
Quando Napoleone rientra in Francia egli porta con sé qualche mamelucco, fra i quali Rustam. Il giovane armeno tocca il suolo francese a Frejus il 9 ottobre 1799. A Parigi, Rustam prende alloggio in Rue Chantereine, dove i Bonaparte hanno la loro dimora. Le sue buone maniere conquistano Giuseppina Beauharnais e sua figlia Ortensia: la sua figura esotica, con in testa un turbante con l’aigrette, la casacca ricamata e una scimitarra guarnita di pietre fa una grande impressione.
In famiglia e in battaglia
Dopo il colpo di Stato del 18 brumaio (9 novembre 1799), nel quale Bonaparte rischia di essere ucciso, Rustam riceve dal generale corso l’ordine di vigilare su di lui giorno e notte. Da quel momento Rustam diventa la guardia del corpo, dormendo in una stanza vicina a quella del suo padrone. Sempre nello spirito di essere protetto, Bonaparte crea uno squadrone di mamelucchi. Molto spesso con il turbante verde – colore dell’islam, ma anche il colore preferito del futuro imperatore –, i mamelucchi faranno parte, più tardi, della Guardia Imperiale, fiore all’occhiello della Grande Armée. Promosso primo console, Napoleone si insedia nel Palazzo del Lussemburgo e quindi alle Tuileries, effettuando anche dei soggiorni nel castello della Malmaison e a Saint Cloud e Rustam lo segue come un’ombra. Il 10 maggio 1804 Rustam è in piedi dietro al suo padrone quando i senatori portano il decreto che nomina Napoleone imperatore dei Francesi.
A partire del 1805 i servizi del mamelucco vengono retribuiti; Rustam pensa a quel punto di crearsi una famiglia e fa la corte ad Alessandrina Douville, di 17 anni, il cui padre è valletto di camera di Giuseppina. L’imperatore paga le nozze: il 12 febbraio 1806 Rustam sposa Alessandrina, con un’ala d’onore di mamelucchi per gli sposi. Dal matrimonio nasceranno un figlio e una figlia.
La vita di famiglia risulta difficile a causa dei costanti spostamenti dell’esercito, delle campagne militari, durante le quali Rustam è l’ombra di Napoleone. Ad Austerlitz (1805), dopo la vittoria, Rustam accompagna il sovrano per dare l’acquavite ai feriti. A Iena (1806), l’imperatore e le sue truppe effettuano l’entrata trionfale a Berlino, preceduti dalla Guardia imperiale e della squadrone di mamelucchi, alla testa del quale caracolla Rustam con un rutilante costume. A Eylau (1807) il mamelucco rischia di morire di freddo. A Friedland (1807) la regina Luisa di Prussia, nella speranza di ingraziarsi l’imperatore si presenta davanti a lui con un turbante, affermando che aveva preso a modello i mamelucchi. A Eckmuhl (1809) una pallottola vagante ferisce Napoleone al piede, Rustam l’aiuta a scendere da cavallo perché possa essere curato.
Da Lipsia a Waterloo, la fine
Quando rientra a Parigi, il mamelucco ritrova con gioia la sua famiglia, anche se deve scortare Napoleone ai ricevimenti, che non apprezza in alcun modo. Rustam preferisce la lettura, soprattutto quella di romanzi sentimentali per giovani ragazze e che Napoleone qualifica come “porcherie”. Nel 1809 l’imperatore si separa da Giuseppina per unirsi, l’anno seguente, a Maria Luisa, arciduchessa d’Austria. Purtroppo per Rustam, Maria Luisa non sembra provare per lui la stessa simpatia di Giuseppina.
Nel 1813 la sconfitta di Lipsia offusca la stella dell’imperatore. Gli Alleati (Russi, Austriaci, Prussiani) invadono la Francia l’anno seguente. La stanchezza e i tradimenti hanno ragione di Napoleone, la cui decadenza viene proclamata dal Senato; l’abdicazione ha luogo a Fontainebleau il 6 aprile 1814.
Assegnato a residenza forzata nell’isola dell’Elba, Napoleone viene autorizzato a costituirsi una guardia personale di volontari, di cui fa parte il fedele Rustam. Essendo venuto a sapere che l’imperatore ha tentato di avvelenarsi, il mamelucco rimane sconvolto. Alla sua disperazione si aggiungono le voci che lo dipingono come una spia a servizio dello zar e per conto dell’Inghilterra. Spaventato, Rustam decide di non seguire Napoleone all’isola d’Elba.
Dopo gli addii di Fontainebleau, la Francia ritorna ad essere monarchica e tutti quelli che hanno servito “l’usurpatore” hanno interesse a farsi dimenticare. I suoceri di Rustam gli trovano una camera a Dreux. Separato dai suoi e non potendo esercitare un mestiere, come tutti quelli che hanno fatto parte della Grande Armée, non sa più cosa fare. A Parigi, Alessandrina ha ottenuto un ufficio della lotteria, ma questa situazione appare degradante per Rustam, che vive a sue spese. La famiglia dei suoceri gli ottiene un permesso di soggiorno nella capitale. In ogni caso la gioia di ritrovare la famiglia è attenuata dai discorsi di quelli che gli rimproverano il suo abbandono.
L’inverno del 1814 rappresenta uno dei più tristi della sua esistenza. Rustam spera nel ritorno dell’imperatore e i suoi voti alla fine sono esauditi. Il 1° marzo 1815 Napoleone sbarca a San Juan. Molti mamelucchi partono a quel punto incontro al generale, ma Rustam non osa affiancarsi a loro. Napoleone non gli perdona la sua condotta e vieta persino che si pronunci il suo nome.
Dopo Waterloo, Rustam comprende che ormai tutto è finito.
Gli ultimi anni
Il Terrore bianco del 1816 lo costringe a rimanere rintanato a casa sua. La morte dell’imperatore, nel 1821 sembra liberare il suo passato. Nel 1831, Alessandrina ottiene la responsabilità dell’ufficio delle Poste a Dourdan, la sua città natale. Questa nuova vita comporta pochi cambiamenti per suo marito, che rimane ore intere seduto davanti alla sua casa. Si sente vecchio e inutile. E esce improvvisamente dalla sua apatia, quando apprende che le ceneri di Napoleone sono state imbarcate sulla Belle Poule per essere deposte nella cripta degli Invalidi.
Il feretro di Napoleone si muove il 15 dicembre 1840 al rombo di 21 colpi di cannone e Rustam, splendente nel suo costume di mamelucco, ha la gioia di seguire ancora una volta il suo capo. Tutti i veterani della Grande Armée sono convenuti per rendere un ultimo omaggio a colui che li ha condotti così spesso verso la gloria.
Rustam, dopo quest’ultimo dovere di memoria, può morire in pace. Si spegne il 7 dicembre 1845 a Dourdan, dove la sua tomba è tuttora visibile nel cimitero cittadino. La leggenda si impadronisce del personaggio: accusato di aver rifiutato di seguire il suo sovrano all’isola d’Elba, preferendo un’esistenza felice presso i suoi, viene accusato di tradimento. Egli sarà rimproverato anche di aver accettato l’ufficio della lotteria, concessogli per grazia sovrana da Luigi XVIII.
Il nome di Rustam rimane comunque e per sempre legato a quello dell’imperatore, che ha servito fedelmente per più di 15 anni.
Per saperne di più
Bruno Durand e Philippe Legendre Kvater, Roustam et son empereur, de l’Égypte à Dourdan – Éd. Société historique de Dourdan, 2005.
Hector Fleischmann, Roustam mameluck de Napoléon – Éd. Albert Méricant, 1911.