TONCHINO 1964: IL “CASUS BELLI” PER L’INTERVENTO USA IN VIETNAM
di Renzo Paternoster -
Gli incidenti del 1964 nel golfo del Tonchino consentirono al presidente Lyndon Johnson di chiedere al Congresso l’autorizzazione a impiegare le forze armate in Vietnam del Nord. Il 7 agosto ottenne il voto favorevole che diede formalmente inizio alla guerra del Vietnam.
Il Vietnam è stato dimora di un’antica civiltà di tipo aristocratico e feudale, chiamata la comunità Dong Song (Đông Sơn), insediatasi soprattutto in prossimità della fertile regione del delta del Fiume Rosso (in vietnamita Sông Hồng o Hồng Hà). Secondo gli storici, questa comunità rappresenta il periodo “embrionale” del Vietnam, che sotto forma di grandi villaggi si sviluppò poi in una Nazione.
Gran parte della storia del Paese è segnata dalla rapacità della Cina verso i territori vietnamiti. Così alla grande e lunga dominazione cinese (111 a.C – 938 d.C), seguirono periodi di sudditanza nei confronti del potente vicino.
Nella seconda metà dell’Ottocento il Vietnam è colonizzato dai francesi che, nel 1887, lo includono con la Cambogia nell’Unione indocinese (Indocina francese), cui si aggiunge nel 1893 anche il Laos.
Con i colonizzatori francesi, l’autorità resta quella dell’imperatore di Annam, il cui ruolo è tuttavia puramente nominale, poiché di fatto è nelle mani dei governatori francesi.
La necessità di modernizzare il Paese, per poter meglio sfruttare le sue risorse, porta il regime coloniale francese a mettere in atto un oneroso fiscalismo, assieme a una sistematica spoliazione delle popolazioni locali, congiuntamente allo sfruttamento dei lavoratori attraverso paghe infime e un trattamento disumano. La repressione poliziesca, la pesante censura, l’incarcerazione e la condanna a morte di nazionalisti, sono il corollario della condizione di sottomissione coloniale di un intero popolo.
In reazione a una politica di oppressione e spoliazioni, iniziano a operare movimenti nazionalisti e rivoluzionari. Tra questi, l’alleanza Việt Minh (abbreviazione di Việt Nam Độc lập Đồng minh Hội, ossia “Lega per l’Indipendenza del Vietnam”), fondata da Nguyễn Sinh Cung, personaggio poi passato alla storia come Ho Chi Minh.
Lo scoppio della Seconda guerra mondiale allenta la pressione coloniale francese sul Paese. Quando poi i giapponesi invadono la regione, il debole governo di Vichy, impossibilitato a resistere, deve accettare la graduale occupazione del Vietnam del Nord (1940) e del Sud (1941). Nel frattempo, Ho Chi Minh diviene il capo della resistenza, sia contro i francesi sia contro i giapponesi. Dopo aver costituito un governo provvisorio con sede a Hanoi, approfittando della resa giapponese, proclama l’indipendenza del Paese, dichiara nullo il trattato di protettorato siglato nel 1883 con la Francia e costituisce la Repubblica Democratica del Vietnam.
Il mancato riconoscimento dell’indipendenza del Paese da parte della Francia provoca l’intervento militare degli ex colonizzatori. Scoppia la guerra d’Indocina (1946-54) che si conclude con la sconfitta francese.
Nella Conferenza di Ginevra del 1954 il Vietnam è provvisoriamente diviso in due Stati, poi divenuti la Repubblica Democratica del Vietnam, a Nord, e la Repubblica del Vietnam, a Sud. Il nuovo confine corre sul fiume Ben Hai, lungo il diciassettesimo parallelo. Gli accordi di Ginevra stabiliscono che le due entità politiche avrebbero dovuto ricongiungersi con le elezioni del 1956.
Nel Vietnam del Sud, il cattolico anticomunista Ngo Dinh Diem, già funzionario dell’amministrazione francese e successivamente Ministro degli Interni dell’imperatore Bao Dai, si rifuta di tenere libere elezioni. Attraverso un incruento colpo di stato, il 23 ottobre 1955 Ngo Dinh Diem spodesta l’imperatore e, con l’appoggio della minoranza cattolica e degli Stati Uniti d’America, costituisce un nuovo governo che proclama la nascita della Repubblica del Vietnam, divenendone il primo presidente. Washington riconosce subito il nuovo Stato del Sud e invia in suo sostegno armi e consiglieri militari.
L’attrito tra i due Vietnam porta nel 1960 allo scoppio di una sanguinosa guerra civile, poi divenuta un conflitto internazionale: il Vietnam del Nord è rifornito di armi dall’Urss e dalla Cina, il Vietnam del Sud riceve l’appoggio militare indiretto da parte degli Stati Uniti.
Poiché il conflitto armato tra le due realtà politiche vietnamite diventa lungo e spossante, nel 1963 il presidente sudvietnamita Ngo Dinh Diem inizia a cercare un’intesa con la giunta del Nord. Il 1° novembre dello stesso anno, un golpe uccide Ngo Dinh Diem, instaurando una giunta militare che subito si dichiara ostile a ogni negoziato con il Nord.
Dopo appena tre settimane, anche il presidente Kennedy è assassinato. Tra le teorie cospirazioniste sulla morte di Kennedy, c’è quella che lega il Presidente all’inizio di una sua probabile politica di disimpegno dal Vietnam e dal Terzo mondo in generale. Quel che è certo è che nel corso di una riunione del 5 ottobre 1963, riportata nel National Security Action Memorandum 263, Kennedy dichiara di voler ritirare mille istruttori inviati ad appoggiare l’esercito sudvietnamita. Nel 2003, nel documentario di Errol Mark Morris intitolato The Fog of War: Eleven Lessons from the Life of Robert S. McNamara, anche Robert McNamara, Segretario della Difesa degli Stati Uniti dal 1961 al 1968, conferma questa decisione di Kennedy.
Il provvedimento di riduzione di mille istruttori inviati in Vietnam del Sud, come sappiamo, fu poi annullato dal suo successore, che catapultò gli Stati Uniti nella guerra del Vietnam.
Il Vietnam è considerato dagli Stati Uniti un baluardo strategico per proteggere tutto il Sud-Est asiatico dal comunismo sovietico e cinese. L’importanza geo-politica del Vietnam è riassunta nelle parole che il giovane senatore John Fitzgerald Kennedy pronuncia nel giugno 1956 in una riunione dell’American Friend of Vietnam: «Il Vietnam rappresenta la pietra angolare del mondo libero nel Sud-Est asiatico, la chiave di volta, il tappo che chiude il buco della diga nel caso che la marea rossa del comunismo inondi il Vietnam, un paese che si trova lungo una linea che unisce Birmania, India, Giappone, Filippine, Laos e Cambogia» [in J.B. Kimball, To reason why. The debate about the causes of U.S. involvemet in Vietnam war, McGraw-Hill Publishing Compagny, New York 1990, p. 57]. Gli Stati Uniti d’America non possono permettersi un Vietnam comunista, poiché potrebbe sortire un effetto domino in tutto il Sud-Est asiatico. Per questo, attraverso il sostegno economico e militare, cerca di mantenere in vita la fragile realtà territoriale del Vietnam del Sud.
Se inizialmente i consiglieri inviati da Washington si limitano a controllare le operazioni militari, a fornire supporto logistico, ad addestrare commando sudvietnamiti e a effettuare operazioni di spionaggio, nei primi mesi del 1964 entrano direttamente nel conflitto attraverso la “Operational Plan 34A” (o anche “OPLAN 34Alpha”), un programma diretto dal Military Assistance Command consistente in operazioni clandestine contro il Vietnam del Nord: sorvoli con aerei spia, incremento delle unità navali e aeree americane vicino alle coste del Vietnam, attività di sabotaggio e guerra psicologica. Il Piano 34A era attivo già dal 1961, a guida CIA, ma solo nel 1964 viene reso più operativo.
Tra queste operazioni di spionaggio c’era la navigazione a poca distanza dalla costa con una serie di speciali apparecchiature in grado di raccogliere “passivamente” informazioni sui radar e sugli altri strumenti di sorveglianza del Nord.
A metà 1964, dunque, il coinvolgimento americano nella guerra civile del Vietnam è ancora marginale. Al governo statunitense manca un casus belli per aver l’approvazione del popolo (e del Congresso) a intervenire direttamente a sostegno del Vietnam del Sud. Questo arriva nei primi giorni di agosto del 1964.
Secondo la versione ufficiale statunitense, il 2 agosto 1964, alle ore 16 locali, il cacciatorpediniere USS Maddox, mentre svolge una missione di spionaggio nel Golfo del Tonchino, è attaccato in acque internazionali da tre torpediniere nordvietnamite. Il Maddox risponde immediatamente all’attacco, supportato da quattro F8E Crusader, decollati dalla portaerei Ticonderoga, che attaccano le unità nemiche con razzi Zuni, affondandone forse una.
Per i nordvietnamiti la Maddox spara per prima e contro pescherecci.
Ancora secondo la versione ufficiale statunitense, nella notte del 4 agosto, la USS Maddox, assieme alla USS C. Turner Joy, sempre in missione di spionaggio, è nuovamente attaccata da navi militari nordvietnamite.
Se sul primo incidente pochissimi sono i dubbi in merito al fatto che sia realmente avvenuto, il secondo incidente desta subito dubbi, anche all’interno della National Security Agency, l’agenzia statunitense per la sicurezza nazionale. Una conferma è arrivata in tempi recenti, nel novembre 2005, quando la National Security Agency ha rilasciato centinaia di pagine di documenti tenuti a lungo segreti, riguardanti il presunto attacco nordvietnamita alle navi militari statunitensi nel Golfo del Tonchino.
Leggendo i verbali degli ufficiali di bordo, si afferma che alle 21.20 del 4 agosto, i sistemi di ascolto delle due unità intercettarono segnali radio dei nordvietnamiti che indicano la volontà di questi ultimi di eseguire un attacco contro le due navi statunitensi. Gli addetti al sonar individuano l’eco di numerose navi nemiche. Per questo viene impartito l’ordine di sparare.
Nel rapporto dell’azione, il comandante della Maddox segnala, anche, che numerose imbarcazioni nordvietnamite hanno teso un agguato, ma non sono riuscite a mettere a segno nemmeno un colpo. Secondo il comandante due navi nordvietnamite restano affondate nell’azione.
Dai documenti resi pubblici dalla NSA, risulta che una comunicazione nordvietnamita riguardante due navi, ci fu, ma questa concerneva due imbarcazioni vietnamite in avaria a poca distanza dal Maddox. La traduzione della comunicazione captata è dunque errata.
Si è scoperto anche che, la supposta presenza di navi nemiche segnalata dai sonar, fu dovuta a “freak weather effects”, singolari manifestazioni atmosferiche, e probabilmente anche alla svista degli addetti al sonar, agitati dalla comunicazione captata, che scambiarono il rumore dei motori della propria nave per l’eco di imbarcazioni nemiche.
James Stockdale, comandante della squadriglia della Navy in volo di scorta sopra le navi, che raggiunse la Maddox mentre era in corso il presunto attacco, riferisce di non aver individuato nessuna imbarcazione nemica, ma solo mare e fuoco dei cannoni americani.
Tra i documenti resi pubblici dalla NSA, c’è un articolo del 2001 scritto da Robert J. Hanyok, uno storico della stessa agenzia di intelligence. Nell’articolo, Skunks, Bogies, Silent Hounds and Flying Fish. The Gulf of Tonkin Mystery, 2-4 August 1964, Hanyok sostiene che gli impiegati della NSA alterarono deliberatamente le prove, rese poi pubbliche, a sostegno della tesi di un attacco nordvietnamita al cacciatorpediniere USS Maddox la notte del 4 agosto 1964. Nel suo articolo, Hanyok scrive anche che il 90 % delle comunicazioni nordvietnamite intercettate e relative al presunto attacco del 4 agosto, furono deliberatamente cancellate nei documenti delle maggiori agenzie governative, prima di essere mostrati al Presidente Johnson.
I documenti della NSA confermano quello che già nel 1995 il generale vietnamita Võ Nguyên Giáp, capo militare del Việt Minh di Ho Chi Minh e dell’Esercito Popolare Vietnamita ai tempi della Repubblica Democratica del Vietnam, riferì all’ex segretario della Difesa Robert Strange McNamara. Nel corso di un incontro a trent’anni dagli eventi, McNamara chiese infatti al suo interlocutore: «Cosa è accaduto la notte del 4 agosto 1964?»; «Assolutamente nulla», rispose Giáp.
Nel 2003, nel già ricordato documentario di Errol Mark Morris, The Fog of War: Eleven Lessons from the Life of Robert S. McNamara, lo stesso ex Segretario della Difesa ritorna sull’argomento, ribadendo che l’attacco nordvietnamita del 4 agosto non era mai avvenuto [la parte del documentario riguardante la rivelazione di McNamara all’url: https://www.youtube.com/watch?v=HODxnUrFX6k].
La conseguenza dei due incidenti del Golfo del Tonchino fu dichiarata dal Presidente statunitense Lyndon B. Johnson il 5 agosto dinanzi al Congresso: «Ho annunciato al popolo americano che il regime nordvietnamita ha attaccato ancora una volta e deliberatamente navi della marina americana in acque internazionali […] Dopo aver consultato i leader di entrambi i partiti al Congresso, ho annunciato inoltre la decisione di chiedere al Congresso una risoluzione che esprima l’unità e la determinazione degli Stati Uniti d’America a sostenere la libertà e la tutela della pace nel Sud-Est asiatico».
Rispolverando il “Trattato di difesa collettiva Sud-Est asiatico”, approvato dal Senato nel febbraio 1955, Johnson chiese ufficialmente che fosse approvata una risoluzione sull’assistenza militare ed economica statunitense al Vietnam del Sud e al Laos, con lo scopo «di aiutare questi Paesi a respingere l’aggressione e rafforzare la loro indipendenza», perché, continuò il Presidente, «questa non è solo una guerra nella giungla, ma una lotta per la libertà».
Due giorni dopo il discorso del Presidente, il 7 agosto, con i voti del Congresso e l’appoggio dell’opinione pubblica statunitense, Johnson ottenne l´approvazione per un intervento illimitato. Questa risoluzione, tuttavia, concedeva si pieni poteri al Presidente, ma non rappresentava una vera dichiarazione di guerra al Vietnam del Nord.
L’appoggio del Congresso fu quasi generale. Mentre alla Camera dei rappresentanti l’approvazione fu unanime, in Senato Wayne Morse (dell’Oregon) ed Ernest Gruening (dell’Alaska), misero in dubbio lo svolgimento dei fatti per come erano stati presentati, allo stesso tempo contestarono le scelte politiche relative all’intervento diretto statunitense in Vietnam. Per questo votarono contro la risoluzione.
Così iniziò il “pantano” della guerra statunitense in Vietnam, che portò gli Stati Uniti d’America dopo undici anni a perdere la grande supremazia militare in una giungla asiatica.
Per saperne di più
Bamford J., Body of Secrets: Anatomy of the Ultra-secret National Security Agency from the Cold War, Doubleday, New York 2001, trad. it., L’orecchio di Dio. Anatomia e storia della National Security Agency, Fazi, Roma 2004.
Dare L., Cia’s Gulf of Tonkin Secrets. A novel based on True Events, iUniverse, Bloomington (Indiana – USA) 2009.
De Napoli F., Corso introduttivo alla storia del Vietnam, Morlacchi, Perugia 2002.
Durham R.B., False Flags, Covert Operations, & Propaganda, Lulu Press, Raleigh (North Carolina – USA) 2014.
Hanyok R.J., Skunks, Bogies, Silent Hounds and Flying Fish. The Gulf of Tonkin Mystery, 2-4 August 1964, in «Cryptologic Quarterly», 2001, pp. 1-55. L’articolo si può leggere al seguente url: https://www.nsa.gov/public_info/_files/gulf_of_tonkin/articles/rel1_skunks_bogies.pdf
Hanyok R.J., Spartans in Darkness. American SIGINT and the Indochina War, 1945-1975, Center for Cryptologic History- National Security Agency, Series 6, Volume 7, 2002. Il lavoro si può leggere all’url: https://www.nsa.gov/public_info/_files/cryptologic_histories/spartans_in_darkness.pdf
Kimball J.B., To reason why. The debate about the causes of U.S. involvement in Vietnam war, McGraw-Hill Publishing, New York 1990.
Lobina E., Viet Nam: le radici della resistenza, Città del Sole, Reggio Calabria 2010.
Moïse E., Tonkin Gulf and the Escalation of the Vietnam War, University of North Carolina Press, Chapel Hill (Carolina del Nord – USA) 1996.
Montessoro F., Le guerre del Vietnam, Giunti, Firenze-Milano 2004.
Sheehan N., Smith H., Kenworthy E.W., Butterfiel F., The Pentagon Papers, The New York Time Company, 1971, trad. it., I documenti del Pentagono, Garzanti, Milano 1971.
McNamara asks Giap: What happened in Tonkin Gulf?, Associated Press, November 9,1995, http://vi.uh.edu/pages/buzzmat/world198_4.html